A volte capita di trovare articoli interessanti di vera informazione e altre volte ci si imbatte in fulgidi esempi di come non solo la realtà può essere distorta, ma anche arbitrariamente denigrata.
Un esempio lampante di ciò è un articolino di tale Simone Micocci, giornalista freelance presso Forexinfo, che il 23 giugno scorso ha pubblicato un pezzo su come diventare Avvocato in Spagna.
Il nostro freelance, si dichiara esperto di economia e tecnologie, cosa di cui non dubito, qualche dubbio in più mi viene se parliamo di normative europee che disciplinano l’accesso alla professione di Avvocato.
Il pezzo parte col noto fatto che in Italia è difficile superare l’esame da Avvocato, basta vedere le percentuali; a causa di ciò molti aspiranti che non rientrano nelle percentuali di successo scelgono di abilitarsi all’estero.
Come ripete a se stesso ad ogni piano l’uomo che precipita da un palazzo di 50 piani: fin qui tutto bene!
Purtroppo da qui in poi la china delle imprecisioni, delle inesattezze e delle castronerie nelle quali il nostro si aggroviglierà, sarà vorticosa e imbarazzante, per lui.
Parte forte Micocci, vuole che il pezzo abbia basi solide e per questo cita subito la fonte normativa comunitaria che sta alla base del diritto di stabilimento del professionista appartenente ad uno Stato dell’Unione, la “86/5”.
Cosa c’entri il Regolamento 86/2005 che fissa i prezzi rappresentativi e gli importi dei dazi addizionali all’importazione per i melassi nel settore dello zucchero proprio non saprei, immagino si riferisse alla Direttiva 36/2005 o alla Direttiva 98/5, relative entrambe alle professioni regolamentate e al diritto di stabilimento.
Ho immediatamente pensato: vabbè, un lapsus o un refuso ci stanno, nessuno è perfetto. Anche Scalfari in vita sua avrà avuto un piccolo lapsus, ma andiamo avanti.
Purtroppo no, perché proseguendo con la lettura la confusione nella mente del nostro freelance sul procedimento di abilitazione forense in Spagna diventa ancor più visibile quando ci parla del registro degli “Avvocati stabili”.
Cosa sia un “Avvocato stabile” vi chiederete? Immagino un Avvocato stanziale, di corporatura robusta, ben fermo tendente alla sedentarietà, restio a spostarsi dal proprio studio.
Insomma non lo so cosa sia un “Avvocato stabile”, ma so cos’è la sezione dell’albo degli Avvocati dedicata agli Avvocati Stabiliti, così chiamati proprio perché si sono stabiliti in un paese diverso da quello in cui hanno acquisito il titolo (professionale), ma lui non capisce il rapporto tra stabilimento-stabilito e l’aggettivo stabile, tanto da tirarsi dietro l’inganno per tutto l’articolo.
Mi dico: dai! Non essere fiscale, con questo stabile al posto dello stabilito, del resto è un esperto di economia e di tecnologie, continua a leggere, sono certo andrà meglio.
Mi lascio convincere da me stesso e vado avanti, accompagnato da un filino di scetticismo sulla preparazione del pezzo dell’ottimo Micocci, il quale adesso diventa ecumenico, volendo fornire “tutte le informazioni utili” a coloro i quali “stiano cercando un sistema alternativo per abilitarsi”.
Leggere questo suo intento mi fa venire un brivido lungo la schiena, un pessimo presentimento.
Tuttavia l’inizio è arrembante: prima una bella percentuale sul numero degli “Avvocati stabili” (Ancora! Ma allora è proprio una fissazione!) provenienti dalla Spagna, poi ci informa che:
“fino al 2011, in Spagna non era necessario alcun esame per diventare Abogado, perché era sufficiente il possesso della “Licenciatura en Derecho”. Adesso però la legge spagnola è cambiata, in quanto per diventare Abogado bisogna aver frequentato il “Master en Abogacia y Practica Juridica”e aver superato un test (Prueba de aptitud).”
Nonostante già queste informazioni siano da considerarsi superficiali, lacunose e totalmente inutili, il bello deve ancora venire.
Nel paragrafo successivo il nostro si avviluppa e si lega sulla descrizione della prueba de acceso a la Profesión de Abogado, secondo lui consistente in un “test a crocette di 50 domande a risposta multipla” e in una “prova scritta con tre domande a risposta multipla su una materia scelta dal candidato”.Qui resto ancora più confuso e perplesso di prima e chiedo aiuto al lettore: qualcuno sa dirmi che cosa diavolo sia una prova scritta con 3 domande a risposta multipla?! O è scritta a risposta aperta o è a risposta multipla, no?!.
E’ forse finita qui? Assolutamente no. L’Illustre Micocci vuole scendere nel dettaglio, e dirci passo per passo cosa l’internauta debba fare per abilitarsi in Spagna.
E allora ci dice che:
- bisogna “chiedere l’omologazione del titolo di laurea italiano al corrispondente titolo di licenciado en derecho”. Cosa non più possibile da paio di annetti (Bravo Micocci, sempre sul pezzo);
- che “dopo aver compilato, e tradotto in spagnolo, i moduli dovete legalizzarli nel Consolato Spagnolo, e dopo circa un anno riceverete l’esito della vostra richiesta”. Lasciamo perdere…
- “dopo aver completato il procedimento amministrativo vi verrà rilasciato l’acto de resoluciòn, grazie a cui potrete sostenere gli esami integrativi richiesti dal Ministero presso una delle tante Università spagnole accreditate.” Ancora!?! Si è fissato di nuovo!
- “successivamente dovrete frequentare il Master en Abogacia y Practica Juridica presso uno dei legali riconosciuti”. Cos’è un legale riconosciuto? E’ un altro modo per dire “Università”?
Dopodiché il pezzo prosegue, ma sinceramente mi perdo in un profluvio di informazioni inattuali buttate a caso, tra “Pruebas de aptidud”, “Credenciales de Homologación”, “Avvocati stabili” e chi più ne ha più ne metta.
Il pezzo finalmente termina, lasciandomi una sensazione di amarezza, non tanto per la caoticità e l’inesattezza delle informazioni fornite (da parte di un esperto di economia e tecnologie…), tendente a generare solo della disinformazione, quanto per l’incomprensibile spottino finale, che mi genera un sinistro cattivo pensiero.
Insomma alla fine perché perdere tempo con questo genere trash? Essendo lettori e appassionati di ciò che si muove nel mondo della formazione e dell’acquisizione dei titoli in Spagna e in Europa, ci informiamo di tutto e su tutto. Ci capitano questi esempi di professionalità che è difficile aggettivare positivamente: al signore che scrive potremo, se lo vorrà, dare brevi e semplici corrette informazioni su come la normativa è cambiata, sul nuovo procedimento e sul come fare a non scrivere, la prossima volta, un tal cumulo di inesattezze e grossolani errori. Per adesso lo abbiamo preso a spunto per dire che le cose stanno molto diversamente da come le ha raccontate e il blog di Ispe sarà sempre più un mezzo per contribuire seriamente ad una informazione corretta in questa materia.